martedì 8 febbraio 2011

Parlano di noi 1: Punto-informatico.it - 13 gennaio 2011

Gabriele Niola è nel campo dei new media quello che Aldo Grasso è per la televisione tradizionale. Con la differenza che la competenza di Niola spazia anche in altri ambiti, come il cinema (sonovivoenonhopiupaura.blogspot.com) , la musica e i videogiochi. Ad oggi Niola sembra essere il maggiore esperto italiano di WebTheatre, e quindi leggere un suo articolo lusinghiero sulla nostra WebSerie è qualcosa che ci riempie d'orgoglio.

Condividiamo con voi questa emozione riportandovi l'articolo pubblicato sia sul blog di Gabriele Niola che sulla rivista online punto-informatico.it .

WebTheatre/ Da Napoli a Los Angeles


di Gabriele Niola
Situazioni surreali a bordo di un'auto, pillole di improvvisazione incardinate su una sceneggiatura solida. Travel Companions è una serie italiana che piace anche negli USA


Roma - Qualche anno fa Chris Anderson, l'uomo della coda lunga e il direttore di Wired US, in mezzo ad un articolo lunghissimo scriveva, senza dargli troppa importanza, due righe che sono rimaste impresse a molti per l'evidente acume profetico. In quelle righe descriveva un probabilissimo scenario futuro in cui, tenendo ferma l'evoluzione dei mezzi di produzione (più economici e più professionali) e di distribuzione (ubiqui e per tutti) caratteristici del connubio rete e tecnologie digitali, tutti gli abitanti del Pianeta nel corso della vita avrebbero, in media, scritto un libro, composto una canzone o girato un film. L'idea non era solo che produrre è più facile e distribuire ancora di più, ma che è in atto un cambio di mentalità tale da declinare quelle forme di produzione in versioni più spartane (ma non per questo meno valevoli!) e quindi alla portata di tutti, anche di chi non faccia questo di lavoro.

In seguito l'allora inesistente produzione audiovisuale per la rete ha puntualmente preso anche questa direzione oltre a quelle più pulite, patinate e professionali. Neanche a dirlo, è la sua dimensione più selvaggia e interessante. Abbiamo visto le disavventure di Scotty (girate di straforo), le idee di Willwoosh (realizzate, almeno inizialmente, nel tempo libero) e addirittura progetti che professionisti del cinema e della tv hanno realizzato nel tempo libero.

E proprio quella della produzione nel tempo libero da parte di persone che solitamente hanno un altro lavoro è una scelta talmente radicata e sensata, nel mondo delle serie per la rete, che anche prodotti solo apparentemente da dilettanti e realizzati per se stessi sono estremamente valutati. A dimostrarlo è il successo internazionale di Travel Companions, una serie italiana arrivata ormai alla seconda stagione che pare essere apprezzata anche oltreoceano.

La serie, a metà tra preparazione e improvvisazione, ha al centro due colleghi di lavoro che condividono un'auto e ogni mattina vanno al lavoro insieme. Ferdinando Carcavallo e Luca Napoletano interpretano più o meno se stessi in piccoli sketch finzionali, alle volte anche totalmente surreali, che come si conviene hanno un tono comico e spesso sono talmente brevi da risultare estremamente diretti e sinceri.
Contrariamente a molti prodotti ben più blasonati, pubblicizzati e sbandierati, Travel Companions ha il suo punto di forza in due elementi fondamentali nei prodotti seriali: recitazione e scrittura. Con il minimo della messa in scena (sempre più una caratteristica determinante delle serie per la rete), un'inquadratura fissa sempre uguale, uno scenario immutabile e pochissime apparizioni di personaggi che non siano i due protagonisti, la serie si presenta povera ma è decisamente più raffinata di quel che sembri. Il misto di sceneggiatura, canovaccio e improvvisazione, il modo in cui in pochi minuti (spesso meno di due) si riesce a fare un piccolo racconto (grottesco o non) sono caratteristiche da cinema e pur proibendosi molti artifici di linguaggio filmico per la fissità della scena, Travel Companions è un prodotto più sensato di quel che possa sembrare a prima vista.

Se n'è accorto il canale satellitare Comedy Central (122 di Sky), che ne manderà in onda alcuni episodi, e soprattutto se ne sono accorti a Los Angeles dove hanno selezionato la serie dei due napoletani per l'edizione 2011 del Los Angeles Web Series Festival. I due compagni di viaggio infatti hanno diffuso con dovizia il verbo del loro prodotto (caratteristica ancor più rara nei prodotti per la rete): le due stagioni della serie, ognuna costituita da una decina di episodi distribuiti a partire da maggio scorso, sembrano aver avuto buona presa oltreoceano dove prodotti simili di certo non scarseggiano e dove questo tipo di umorismo e di situazione narrativa è una consuetudine stabilita come dimostra il successo che da anni riscuote una serie formalmente molto vicina a Travel Companion come The Elevator.

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